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BIOGRAFIA

 

Mara Bartoli è nata il 29 maggio 1936 a Catania, dove ha compiuto i propri studi artistici e conseguito il diploma presso l’Istituto d’Arte. Inizia giovanissima ad insegnare in varie scuole, avendo così modo di far partecipare i suoi quasi coetanei allievi le ansie di ricerca e approfondimenti artistici. Nel corso della sua carriera di pittrice ha esposto in mostre personali e collettive in varie città d’Italia, nonché a Ginevra e a New York.

Nelle sue prime tele è ovviamente più evidente la sua appartenenza emotiva al mondo visivamente forte e drammatico che la circonda:il nero della lava che implacabilmente fa da sfondo al paesaggio etneo diventa anche nei suoi primi quadri un fondo esplicito da cui bisogna venir fuoriper esorcizzarlo e non farsene penetrare l’anima; e da questo fondo esplodono, con un’eruzione caotica ed esuberante, i colori accesi e violenti che diventano per lei il nucleo compositivo delle sue tele anche negli anni a venire.

Come molti giovani pittori sente la necessità di operare una sintesi tra vari impulsi stilistici, che sfiora senza alcun accademismo, ma adattandoli alla prorpria maniera espressiva sempre personalissima: dal cubismo fauve di alcune tele, in cui la suggestione figurativa si appiattisce e si moltiplica in sfaccettature che le trascendono trovando una forza espressiva propria della pennellata e del colore, ad un espressionismo sofferto con cui si confronta quando tratta, soprattutto nelle incisioni, figure tormentate che sembrano volersi riscattare da un duro fato. Questo approccio alla sofferenza nei suoi quadri di più marcata suggestione figurativa acquista molte volte una dimensione quasi religiosa piena di domande metafisiche sulla legittimità del dolore.

Nel maturare artistico degli ultimi anni il suo panorama espressivo si fa più sereno: sulla tela il bianco ha quasi del tutto sostituito il nero, la forma si fa sempre astratta, il dramma è concentrato nei colori trattati con robuste spatolate.Gli equilibri compositivi si fanno più dinamici, più tesi ma proiettati verso una dimensione di rasserenato splendore e di una luce ritrovata. La sintesi di oli e smalti con la sua personale tecnica consente al focus dell’opera di emergere dal fondo opaco da cui sembra balzare fuori. Il recente interesse per materiali diversi, come la tela riciclata dei sacchi, testimonia la continua evoluzione del suo percorso artistico: dalle trame del tessuto intriso di altre vite, si sprigionano i colori prepotenti della vita.

Nel suo studio di Acicastello l’opera di Mara Batoli è incessante. La sua maturità stilistica le ha portato i segni di un unanime riconoscimento che parte dalla critica italiana più qualificata.

Professoressa di disegno e docente nell’Università della Terza Età Unitre di Catania, attualmente vive e opera ad Acicastello in via Del Porto n. 2.

 

MOSTRE PERSONALI

 

1955 Roma “Galleria l’Asterisco”

1956 Catania Hotel Central Corona

1970 Catania “Sevent Floor”

1975 Catania , Galleria d’arte “La Fenice”

1978 Acireale (CT) Azienda Autonoma di Cura e Turismo

1978 Catania Galleria d’arte “La Vite”

1981 Garbagnate (MI) Sporting Club Tennis

1981 Portofino Galleria “S. Giorgio”

1984 Catania Galleria “Air Sicula”

1991 Acireale (CT) Palazzo di Città

2000 Catania, Ex Falegnameria Comunale.

2003 Catania, “Cappella Bonajuto

2003 Firenze, Carena”L-OUVRE!”

2006 Roma Galleria d’Arte Monserrato

2008 Catania, Galleria St.James

2011 Firenze, Galleria Tornabuoni

2012 Casa delle Terre Forti, Aci Castello

 

MOSTRE COLLETTIVE

 

1955 Catania "La Botteghina"

1955 Messina, Mostra Nazionale, Messina

1955 Catania, Mostra del Mezzogiorno

1956 Catnia, Mostra Regioanle di Pittura "II Premio S.Agata"

1956 Catania, Mostra Mascalucia

1956 Mostra d'Arte Sacra

1957 Mostra d'Arte Contemporanea

1958 Catania, III Mostra Sindacale d'Arte

1958 Roma, III Mostra Sindacale d'Arte Giovanile

1958 Palermo, II Mostra Arti Figurative

1958 Catnia, Mostra Nazionale del Bianco e Nero

1976 Catania, Veticalismo

1977 Firenze, Centro Arti Visive "Perseo"

1977 Milano, Verticalismo

1977 Prato, III Concorso Nazionale "Trofeo Valdinievole" (V premio per la grafica)

1977 Conegliano Veneto, "Sicilia in arte" 1° Rassegna d'Arte

1979 Cannes, V Premio Internazionale "Foemina"

1982 Acireale (Ct), "Arte 82" Incontro con l'Astrattismo

1982 Acireale, Palazzo di Città XVI Rassegna Internazionale d'Arte "Presenze Acesi"

1982 New York, Fira Internazionale d'Arte Contemporanea

1982 Acireale, Terme Santa Venera, Incontro con l'Astrattismo

1985 Ginevra, "Metropolis", Galerie d'Art Internazionale

1987 Catania, Palazzo Biscri, Giornata Mondiale per l'Ambiente

1989 Pisa, Palazzo Lanfranchi Triennale Nazionale d'Arte

1991 Acireale Palazzo di Città "L'Arte per la Vita"

1991 Acireale (Ct) terme di Acireale, "Itinerario intorno all'Arte"

1997 Catania, Le Ciminiere, "Donna Arte" 

1999 Catania, SPazio Arte Piazza Duca di Genova

1999 Catania, Istituto Statale d'Arte , Mostra di pittura, "La mia Città"

2001 Misterbianco (Ct), "L'Universo Femminile nell'Arte"

2001 Monterosso Calabro, IV Biennale d'Arte "Città Monterosso Calabro"

2002 Acrieale (Ct) , "Artisti ad Acireale", 1950/2000

2002 Udine, Ateneo delle Idee "Tele di seta tele di sacco"

2003 Firenze, Carena "L-OUVRE!"

 

 

FRAMMENTI CRITICI

 

"Una ragazza del cinquantotto"

di Giacomo Leone

nelle sue tele c’e sempre il mare, anche quando non si vede.

Se ne percepiscono la sicurezza , il potere, la quiete, la densità rispetto alla rarefazione d’aria.

Ma il suo mare non ha la certezza dell’azzurro è cinerino, rosso, giallo, diviene collina e prato, estate e inverno con vista dal mare, sul mare, dentro la residenzialità marina. Del suo dondolarsi se ne sente il silenzio e da lui ci sovviene il conforto d’orizzonti meno lontani. Si ascolta il suo riavvolgersi, prima di sfidare, aggressivo e violento alla conclusione del percorso: la costa su cui s’infrange.

Reagisce a se stesso, contro, con disperazione scoprendosi impotente,frantumato da quel margine che ne esalta la presenza ma ne contrasta il proseguire, opponendosi al suo sogno:acquietarsi oltre la costa, distendersi al sole delle colline di Trezza e Accastello,guardare dall’alto per scoprirsi come mare, dialogarsi, riflettrcisi alla ricerca dell’azzurro perduto, smarrito, ricercato.

Mara Bartoli ce l’ha sotto casa e lo stesso suo nome è l’inizio di una vocalizzazione interrotta: a, e, i, mar a, mar,e, mar, i.

Lei ci dialoga ne ascolta i segnali

Percependone i messaggi, come quelli trasmessi dal crepitio dell’infiammarsi d’un ceppo, dal lento sfrigolare d’una colata, dai sussurri o dalla sofferenza urlata dal vento. 

Nemmeno spalmandolo sulla jhuta riesce a liberarlo di “dimensione”,imbrigliarlo.il suo tentativo non ha successo, il mare è vincente. il macro del mare è un micro infinito, come il cielo: incontrollabili entrambi, liberi,in permanente scambio e ricambio. In quei dipinti c’è la ribellione del mare, la rivolta dei segni e dei colori che lo dissacrano mimandolo drammaticamente.

Ma Mara Bartoli non ne ha merito poiché ha avuto in sorte la fortuna di vivere una stagione di “mutazione”. Ha infatti partecipato all’esprimersi al femminile praticato che a Catania anticipò, con originalità, il lento, pigro e tardivo avvio del femminismo d’importazione e d’eco.

Una nutrita schiera,le “ragazze del cinquantotto”(sedici anni e d’intorni) messi da parte trine, merletti, lezioni di piano di cucina, segnarono l’inzio d’una rivolta, provocatoria scanzonata, dissacratoria,talvolta insolente, partiticizzata né sindacalizzata. Mara le altre e gli altri ne furono protagonisti senza grandi clamori e ne sono ancora, con umiltà, testimonianza. Sono loro che hanno marcato modi e comportamenti libertari che, nella nostra città hanno distinto e caratterizzato l’unica “bottega” dell’Arte dove allora si praticava “L’Accademia” senza esserne istituzione ma semplicemente”Istituto” d’Arte.

Erano loro gli agitatori e le stimolatrici di quella straordinaria fucina d’arte.

Lazzaro, Giuffrida, Comes, Ranno, Longo Sciavarrello, Caruso, Tudisco, ne erano guida e maestri.

Da questi Guccione, Abate, Antonio e Tano Brancato, Mustica, Piruca, Cordio, di Narda, Leopardi, Gerevini, Franca e Natalia Crescione, Laganà. Bartoli, Viglianisi, Tricomi,Finocchiaro, Gardassani , Anelli.

 

 

[…] Con colori netti, decisi,quasi violenti: una violenza che […] si risolve sempre in un cosciente dominio dei mezzi espressivi[…] Mara Bartoli ha una personalità robusta, irrequieta . l’accostamento del rosso – un colore pieno di aromaticità, esplosivo, provocatore, fiero ed eccitante – del nero, simbolo di ciò che è nascosto, sconosciuto, sotterraneo, e del bianco - per i più sinonimo di pulizia e ordine, ma anche di freddezza e monotonia, secondo le tabelle del Kouver –denuncia in lei una costante ricerca, un’insoddisfazione operosa, un travaglio che non le consente di adagiarsi sui risultati acquisiti.

Giuseppe Contarino

La Sicilia, 1978

 

 

[…]La sua tecnica e il suo “mezzo espressivo” hanno infatti avuto notevoli evoluzioni oltre che negli olii soprattutto nelle tecniche miste. Più che “pittare” Mara Bartoli “sgomitola”le sue figure quando non “strumentalizza” la cromaticità” ( che non è però mai fine a se stessa).

Giuliano Consoli

 

 

La tecnica mista è condotta in maniera del tutto personale sorretta da una notevole esperienza. E’ una elaborazione a base di olii, smalti opachi o trasparenti applicati su supporti vari, tra i quali il metallo. Gli accostamenti cromatici sono piacevolmente intonati formando spaziosi mosaici in figurazioni evidenziati senza pentimenti. In ogni suo quadro si nota un affondo generato dalla pura sensibilità e responsabilità che induce a pensare a orizzonti densi di determinazioni incisive, di vicende vissute affidate alla rappresentazione in senso di completa liberazione espressionistica.

L. Pansa

 

 

[…]L’inglese Cristian Jaccard vede l’universo coperto di disegni da decriptare, da decifrare:dal tratto alla linea. E nella linea vede la genesi di un limite, un vero limite tra l’aria e l’acqua, tra l’acqua e la terra. La linea, per Jaccard, fa gli uomini e il loro territorio, taglia gli abiti e le “parures”, disegna i tratti del viso e confeziona i trofei. La linea incisa, scolpita, graffiata, scritta, disegnata, traccia dei ritmi, delle conoscenze, degli alfabeti e crea una dimensione. Lell’arte di Mara Bartoli (pittura e incisione) è possibile intravedere questo predominio della linea. Ma mentre in Jaccard la linea segna un limite , nella Bartoli segna l’inizio di una direzione senza limiti. La rete delle linee più o meno frammentate, più o meno aggrumate e sciolte copre l’universo della sua tela senza offrire contorni e va verso un ordine e un sistema di rapporti sempre aperti. La Bartoli legge la superfice delle cose per accertarne la dismisura e il senso travalicato. La materia–colore, la materia-linea, sotto il suo sguardo, rimandano ad altro, al diletto o all’ironia, ma fuori di un mondo che assilla con le sue logore abitudini e con i suoi egoismi assillanti. Quando si tratta di formare una nuova visione della realtà, quando occorre guadagnare a poco a poco terreno sull’Oscurità che ci circonda, non possiamo rimaneggiare forme sorpassate e topiche, poiché è evidente che a un nuovo contenuto deve corrispondere una forma nuova…

Antonio Tapies

 

 

....è un irrazionale che vuole la liberazione da queste schiavitù da queste “comodità” condizionanti e limitanti . quando Fontana fa i buchi sulle tele e poli le taglia (la nostra Ileana Mendola sapientemente ricuce ancora oggi quelle ire irrefrenabili) quando Burri ammuffisce la tela e su quella fa aderire ferri, legni e plastica, quando Tapies veste a “lutto stretto”le sue opere, quando Caporossi lascia gli spazi “aperti” con segni che nascono e vivono senza progettazione perché “gli altri”, i visori, vi scrivano la contemplazione, con una coscienza individuale, esistenziale, con la maturità di quel momento , con la “necessità”- forse irripetibile ma valida perché vera di quel momento - , essi non hanno fatto altro che scrivere, firmare quel loro dissenso al momento storico che, con intuizione straordinaria, prevenivano nella sua limitatezza e nella sua pericolosità ( cosa che noi abbiamo saputo più tardi) e presagivano (forse agevolavano) nella sua mortalità (cosa che sapremo fra non molto). Questa è Arte anche se è informale”…

Fortunato Grosso

 

 

 

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